Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 11 aprile 2021
Direttore Daniel Harding
JOHANNES BRAHMS
Tragische Ouvertüre in re minore op. 81

GUSTAV MAHLER
Sinfonia n. 1 in re maggiore Titan
1. Langsam. Schleppend. Wie ein Naturlaut.
Im Anfang sehr gemächlich, belebtes Zeitmass
2. Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell. Trio (Recht gemächlich)
3. Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen
4. Stürmisch bewegt

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Daniel Harding©Julian Hargreaves

Il programma di sala del concerto riporta le prime esecuzione dei brani in programma presentati nelle stagioni del teatro fiorentino. La Tragische Ouvertüre di Johannes Brahms venne eseguita il 10 gennaio del 1932 nell’allora Politeama Fiorentino con la direzione di Vittorio Gui, la Prima sinfonia di Gustav Mahler avvenne il 22 marzo del 1936 nell’ambito della Stagione sinfonica 1935-1936 con la direzione di Bruno Walter, il direttore tedesco già collaboratore e amico di Mahler e in quegli anni vagante fuoriuscito dalla Germania nazista. Sono le icone della prima fase della storia del Festival Maggio Musicale.
E l’attività della stagione sinfonica qui a Firenze non si interrompe, come non si è mai interrotta neppure negli anni più bui della guerra mondiale, proseguendo le registrazioni per gli streaming che dovrebbero essere programmati sull’annunciata piattaforma ITsART, di condivisione della cultura italiana fortemente voluta dal Ministro alla Cultura e ancora in fase di organizzazione. E così tutti gli eventi prodotti dall’ente fiorentino, dal Rigoletto verdiano registrato ancora a febbraio, al Così fan tutte di Mozart registrato il 28 marzo attendono di essere visionati. Intanto in rapida successione si sono succeduti concerti nel fine settima tra l’11 e il 12 aprile: domenica 11, Zubin Mehtha a capo dell’orchestra del Maggio, insieme alla violinista Vilde Frang, giovane e talentuosa artista norvegese, il giorno successivo è stato maestro inglese Daniel Harding, al suo debutto sul podio dell’Orchestra del Maggio. Sarà lui a dare l’avvio il 27 aprile dell’83esina edizione del Festival del Maggio Musicale con la direzione musicale dell Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea – nel nuovo allestimento di Frederic Wake-Walker. Dirigerà ancora il 29 aprile il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Ultimo concerto della stagione 2020-21, il 16 aprile 2021 alle ore 20, sarà affidato all maestro Philippe Jordan, dal settembre 2020 direttore della Wiener Staatsoper, che sale per la prima volta sul podio del Maggio Fiorentino in sostituzione del programmato Christoph Eschenbach, concerto registrato e in seguito trasmesso sulla piattaforma digitale ItsArt. Certamente la lungaggine dell’avvio della discussa piattaforma web ITsART sta suscitando non pochi malumori e apprensioni nel Sovrintendente del Maggio sulla sorte di tutto il lavoro attuato in quest’anno dall’istituzione fiorentina per continuare ad operare tenendo fede ad un calendario di appuntamenti sinfonici e lirici che, anche se in streaming, hanno permesso al teatro di rimanere operativo condividendo, fin quanto è stato possibile con un pubblico in remoto, gli eventi. Harding in occasione della registrazione del concerto del 12 aprile, si presentato, nel vuoto del teatro, con un programma ben articolato per coerenza cronologica e tematica. La composizone di Brahms risale al 1880, quella di Mahler, con una più lunga gestazione da ascriversi tra il 1889 e il 1896 (ma fino al 1909 ci furono ritocchi), cronolocamente afferenti a quello che viene definito il tardo romanticismo e più in generale alle prospettive di come interpretare la composizione sinfonica. Brahms appare convergente intorno a un problema cruciale, quello della Sinfonia, espressione del massimo impegno tecnico, su quale modello attenersi. Tra la seconda e la terza sinfonia, giusto in mezzo a questo periodo, il compositore tedesco si prende una pausa dedicandosi a due pagine di Ouvertures tra cui la Tragica, op. 81, composizione sinfonica in un sol tempo, dettata da intenzioni formali ed espressive non dissimili da quelle di una Sinfonia, ma senza un preciso argomento di altra ispirazione (anche se pare che Brahms in un primo momento l’avesse pensata come introduzione ideale al Faust di Goethe).
Emerge nella direzione di Harding una gestione del suono fluido togliendo gli eccessi marziali che spesso appesantiscono la lettura delle composizoni orchestrali di Brahms. Assegnando agli archi il lavoro di collegamento dei vari passaggi di ritmo a sostegno del discorso musicale in una linea di progressione continua e senza forzature di accenti il direttore inglese  fa intuire quale siano stato i modelli di questo materiale sonoro, tra antagonismi dinamici e momenti di distensione lirica, “degni di Beethoven”.
Su questa linea interpretativa anche la Sinfonia n. 1 di Mahler risulta quando mai rimodulata recuperando il senso originale che ne aveva dato il compositore austriaco: poema sinfonico. Lunga gestazione musicale come ebbe il completamento del titolo; al pubblico di Budapest del 1889 Mahler  l’aveva presentato come “poema sinfonico in due parti”. Successivamente gli diede il titolo di Titano. Dal 1896 scomparve anche la definizione di “poema sinfonico”, sostituita semplicemente da Sinfonia in re maggiore.
Le indicazioni che Mahler aveva indicato nella prima formulazione servivano a stabilire un clima, a evocare delle suggestioni. In esse si ritrovano i temi prediletti della poetica mahleriana, il senso dell’immensità della natura, il rimpianto per l’innocenza perduta, e nello stesso tempo la sensazione di estraneità dell’uomo di fronte al mistero dell’esistenza. Il rischio che si rincorre in Mahler è di incedere in quello che è la sovrabbondanza di strumentazione e di variazioni di ritmi e motivi di varia provenienza raccolti dell’esperienza personale del compositore: il rischio di percepire il modello sonoro Wagner in ogni nota è sempre dietro l’angolo. Harding ci restituisce, ci contro, una interpretazione fluida nella quale i vari momenti si diluiscono in successione senza alcun clamore. Certo deve prendere atto del movimento conclusivo che esplode con forza ma il modello di riferimento viene riposto nell’ambito della tradizione sinfonica di tradizione classica piuttosto che nell’eccedere nel sensazionalismo sonoro, anzi evidenzando momenti di dissonanza della scrittura musicale. Applauso all’Orchestra del Maggio che ha risposto alle sollecitazioni direttoriali con estrema duttilità.

 

 

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Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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