Riva del Garda, 21 luglio 2022, ore 21.30
Cortile Rocca
MusicaRivaFestival

Aleksandr Skrjabin (1872 – 1915)
Sonata-Fantasia
Andante – Presto
Franz Liszt (1811 – 1886)
Les jeux d’eau à la Villa d’Este
Maurice Ravel (1875 – 1937)
Jeux d’eau
Une barque sur l’Océan
Ondine
Claude Debussy (1862 – 1918)
La Cathédrale engloutie
Reflets dans l’eau
L’isle joyeuse

Il pianista Francesco Maria Moncher, legato in maniera particolare a MusicaRivaFestival, propone per la serata del 21 luglio 2022 un interessante programma caratterizzato da un fil rouge molto significativo per la città di Riva del Garda: l’acqua. Fonte di ispirazione in tutte le sue forme, questo elemento ha dato vita a idee artistiche di grande suggestione, raccontante attraverso la musica in questo recital di forte impatto. La Sonata-Fantasia di Aleksandr Skrjabin, dalla gestazione molto ampia (1892-1897) e seconda delle dieci scritte dal compositore moscovita, si inserisce in un linguaggio ancora tardoromantico, dove Skrjabin sperimenta però sulle sonorità e si distacca dalla forma della grande sonata in quattro movimenti, titolandola appunto Sonata-Fantasia. L’autore, riallacciandosi al romanticismo della Sonata “al chiaro di luna” di Beethoven, premise una precisa traccia programmatica che esplica come questa composizione sia apertura degna di un recital dedicato all’acqua: “La prima sezione rappresenta la calma della notte su una spiaggia del sud; lo sviluppo è la buia agitazione del mare profondissimo. Il mi maggiore della sezione centrale evoca il chiaro di luna che appare, simile a una carezza, dopo il primo buio della notte. Il secondo tempo rappresenta l’ampia distesa dell’oceano agitato dopo una tempesta”. Se nel primo movimento il pianista Francesco Maria Moncher esprime libertà interpretativa e si concerta sulla dolcezza delle armonie, nel moto perpetuo del secondo movimento imprime uno stampo drammatico esaltando l’ispessimento sonoro.
Les jeux d’eau à la Villa dEste è tratta dalla terza e ultima raccolta degli Années de pèlérinage (1877-1882), ispirata in gran parte ai soggiorni lisztiani a Tivoli. Questo brano appartiene ad un Liszt maturo, espressione della conclusione del suo viaggio di vita, dove il pellegrino, il “Wanderer” tedesco nel quale si identificava, approda ad una serenità slegata dal mondo materiale. Il valore di questo brano non è quindi solo descrittivo dei suggestivi zampilli di Villa d’Este, ma ingloba la religiosità e la spiritualità del compositore ungherese. Con il proseguo del programma, il pianista immerge il pubblico nell’atmosfera francese dei primi del Novecento e il susseguirsi dei tre brani di Ravel esprime, nel suo piccolo, l’evoluzione di scrittura del compositore francese. Con Jeux d’eau, scritto nel 1901 e ispirato dai giochi d’acqua di Liszt, Ravel aveva già iniziato ad esplorare una nuova materia sonora discostata dal concetto di consonanza e caratterizzata da un’inedita gestualità pianistica. A Parigi, nei primissimi anni del Novecento, l’ormai noto compositore affrontava infatti un periodo di sviluppo ed evoluzione. L’assidua frequentazione di un gruppo di estrosi artisti, conosciuti come gli “Apaches”, e la voglia di rinnovare la propria immagine portarono Ravel all’approdo ad un originale linguaggio musicale. É proprio in questo momento che compone Miroirs (1905), una curiosa raccolta di cinque brani ricchi di ispirazioni extramusicali dalla quale è tratto Une barque sur lOcéanOndine, infine, primo brano del noto trittico Gaspard de la nuit (1908), si caratterizza per una forte intenzione narrativa e descrittiva. Con l’utilizzo di numerose scale rievoca il cadere della pioggia e preannuncia il virtuosismo trascendentale del terzo brano della raccolta, Scarbo.


Il pianismo di Francesco Maria Moncher si sposa perfettamente con la scrittura di Ravel, riuscendo ad inglobare la complessità della scrittura in una realizzazione fresca e luminosa, assorbendo l’interesse del pubblico. Se il linguaggio di Ravel si può definire evocativo e metafisico, il lessico di Debussy è invece maggiormente legato al simbolismo. Sia Reflets dans leau (dalla raccolta Images del 1905) che La Cathédrale engloutie (dal primo libro dei Preludes del 1910), rivelano con chiarezza l’inconfondibile ricerca di timbro e colore debussiniana, che si sviluppa con differenti caratteristiche nelle sue numerose raccolte. In Reflets dans leau la scrittura pianistica sfocia verso il virtuosismo, mentre ne La Cathédrale engloutie, ispirata ad una leggenda brettone, si focalizza su effetti sonori ottenuti con l’utilizzo della totalità dell’estensione della tastiera. La suggestione di questo brano viene esaltata dal controllo pianistico di Moncher che ne da una visione orchestrale e dal suono coraggioso.
Il concerto si chiude con L’Iisle joyeuse, lavoro dalla scrittura strumentalmente più tradizionale. Pensato come brano da gran concerto, prevale qui un recupero del tradizionalismo concertistico e una struttura virtuosistica postlisztiana, dove emergono rappresentazioni dell’acqua e dell’amore trascinate da un forte entusiasmo musicale arricchito da elementi esotici. Anche con i tre bis il pianista non si discosta dal leitmotiv della serata, proponendo un incantevole  e raramente eseguito brano di Mario Castelnuovo-Tedesco Notte e luna, seguito da due classici del repertorio: il Preludio “goccia d’acqua” Op.28 n.15 di Fryderyk Chopin e Clair de lune dalla Suite bergamasque di Debussy.
Definito dal grande maestro Aldo Ciccolini ”cesellatore di immagini poetiche”, Francesco Maria Moncher ha dimostrato in questo recital una grande maturità, distinguibile per un tocco fluido e naturale e per la ricerca di una pienezza acustica mai esagerata.

Questo recital dedicato al prezioso elemento vitale dimostra come la musica possa veicolare suggestioni poetiche connesse anche alle attuali emergenze ambientali, suggerendo riflessioni  che risultano ancor più evocative nella location della Rocca, contornata dall’acqua dolce del lago di Garda.

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