di Francesca Bernardi
Milano, ottobre 2025. Graciela Iturbide, una delle fotografe più influenti del nostro tempo, arriva in Italia con “Il viaggio dell’anima”, una mostra che raccoglie 84 immagini straordinarie, simbolo di un percorso che ha attraversato culture, paesaggi e dimensioni spirituali. Curata da Sergio Raúl Arroyo affiancato nella consulenza storica dal preside della Facoltà di Arti, moda e turismo dell’Università IULM, Massimo De Giuseppe, si propone come un viaggio attraverso l’essenza profonda del mondo, senza maschere, senza folklore: solo l’anima nuda di un’umanità universale.

Graciela Iturbide

Graciela Iturbide (classe 1942) è maestra dell’arte analogica, un’anima sensibile che ha trasformato il suo sguardo in un atto di meditazione capace di fissare l’ignoto nelle ombre più intime della realtà. La sua mostra Il viaggio dell’anima, ospitata all’Università IULM di Milano, è un omaggio alla sua capacità unica di leggere il mondo, un inno alla ricerca senza fine di ciò che si nasconde dietro le apparenze. Non c’è solo la tecnica e non ci sono solo le immagini, qui ci sono incontri tra visioni, culture e l’esperienza tangibile di un mondo che si fa poesia. Le 84 opere esposte – un equilibrio tra scatti iconici e immagini meno note – rivelano la capacità di Iturbide di esplorare le pieghe più recondite dell’anima umana. Dalle comunità indigene messicane, come quelle zapoteche di Juchitán, ai deserti del nord del Messico, passando per i paesaggi mistici di Benarés, le sue fotografie raccontano l’uomo in relazione con la natura e il divino. Ogni scatto è un frammento di una narrazione che vuole superare i confini del semplice reportage: sono riflessioni sulle dinamiche spirituali e quotidiane, su ciò che si nasconde dietro ogni volto, ogni gesto e ogni paesaggio, su ciò che è posto nell’ombra, nel silenzio e nel non detto. La fotografia di Iturbide ha un potere unico: quello di avvicinarsi alla realtà senza raccontarla in modo convenzionale senza essere documentarismo. Questo suo personale approccio è reso ancora più profondo dall’influenza del suo maestro Manuel Álvarez Bravo che le insegnò l’importanza del “tempo” che non è solo quello fisico, ma inteso anche come estensione dell’anima: quello necessario per percepire e scoprire il mondo nascosto dietro le immagini.

Tra le fotografie più celebri spiccano Nuestra Señora de las iguanas, dove una donna zapoteca è avvolta da una corona di iguane vive, e Mujer ángel che rimandano a una sacralità misteriosa, come se le figure ritratte fossero simultaneamente persone e spiriti. Tutte le immagini esposte sono come porte aperte verso un altrove dove ordinario e straordinario si mescolano in un flusso continuo di energie che attraversano il corpo e l’anima. Ciò che colpisce della mostra è la sua capacità di unire le esperienze del mondo in un’unica visione che, pur partendo dal Messico, arriva a toccare le radici più profonde dell’umanità. Iturbide ci invita dunque ad intraprendere un viaggio che non ha confini, che non si limita ai luoghi fisici, ma che attraversa dimensioni simboliche.

Mujer ángel, Desierto de Sonora, México, 1979

Ogni scatto è un passo in un territorio sacro, in cui le immagini non sono mai solo ciò che appaiono, ma diventano una riflessione continua su ciò che siamo e ciò che potremmo essere. È un viaggio che ci permette di guardare oltre la superficie e di ascoltare il silenzio che si cela dietro ogni scatto per farsi introspezione. La scelta del titolo, Il viaggio dell’anima, non è casuale dunque: la fotografia di Iturbide è infatti un viaggio interiore, un’immersione in un universo che deve andare oltre la superficie delle cose per rivelare, tramite ogni scatto, un interrogativo più grande sull’uomo e sul suo posto nel mondo, sul tempo che scivola inesorabile e sulla memoria che si conserva, a volte, proprio solo nelle immagini. La curatela di Sergio Raúl Arroyo e la consulenza storica di Massimo De Giuseppe arricchiscono il percorso espositivo, trasformando questa mostra in un’esperienza intellettuale e spirituale, destinata a lasciare un segno profondo nei visitatori.

Vendedora de zacate, Oaxaca 1974
Cuatro-pescaditos-juchitan-oaxaca-1986

In occasione dell’inaugurazione, l’Università IULM ha conferito a Graciela Iturbide il Sigillo dell’Ateneo, un riconoscimento che precede il suo imminente Premio Princesa de Asturias para las Artes, un tributo alla sua straordinaria carriera e al suo contributo all’arte contemporanea. Non solo un omaggio alla fotografa, ma anche un segno tangibile di quanto la sua arte sia in grado di superare ogni barriera culturale e comunicativa, parlando un linguaggio universale che arriva dritto al cuore.

Señor de Los Pájaros, Nayarit [Lord of the Birds, Nayarit], 1985
La mostra rimarrà aperta fino al 12 novembre 2025, offrendo al pubblico l’opportunità di intraprendere questo viaggio visivo che ci racconta il mondo e prova ad invitarci a scoprire qualcosa di più profondo su noi stessi. Un viaggio che non è solo geografico, ma che, come le immagini di Iturbide, ci sfida a guardare oltre la superficie e ad ascoltare il silenzio che si cela dietro ogni scatto. Un’esperienza che trascende il tempo e lo spazio per portarci ad personale incontro con l’anima.

 

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